I tempi supplementari di Orfeo affossano il Tg2 digitale di Masi

Un’azienda che ha investito in un tiggì digitale non può abbandonarlo a se stesso per mascherare la sconfitta del Tg1 delle 20 nei confronti del Tg5. E un direttore, come Mario Orfeo, che quando era al Tg2 scriveva tutti i giorni e-mail e lettere all’ex d.g. Mauro Masi, protestando contro gli sforamenti del Tg1 delle 20 che si sovrapponeva all’avvio del Tg2 delle 20.30, in teoria non dovrebbe sfoggiare lo stesso trucchetto per salvare gli ascolti senza far finta di niente. Diamo un’occhiata ai dati. Tanto per cominciare va detto che una volta, quando partiva un telegiornale, si rimettevano gli orologi. Era una specie di segnale orario aggiunto. Oggi invece si comincia quattro minuti prima e si sfora di cinque. Il tutto per carpire quel punto di share nella classifica degli ascolti. Che fa il Tg1 chiudendo alle 20,35? Intanto recupera in media un punto e mezzo di share nei confronti del Tg5 che alle 20,29 si ferma per qualche minuto di pubblicità, ma finisce però anche per mortificare la partenza del Tg2, che già da qualche giorno è costretto a rivedere l’orario di avvio (ormai parte alle 20,32) per cercare di limitare i danni, quantificati in quel benedetto/maledetto punto di share, che non è cosa da poco se consideriamo che il Tg2 fa in media il 7,5% e che alle 20,40 comincia Striscia su Canale 5. Il Tg5, quando può vantare un traino forte come Gerry Scotti o Paolo Bonolis, chiude quasi sempre in testa al break pubblicitario, per poi lasciare spazio alla rimonta del Tg1. Canale 5 perde anche 5 punti di share con la messa in onda degli spot commerciali. Che non sempre permettono al Tg5 di conservare il vantaggio sul tiggì rivale. Su Raiuno invece, accade il contrario. Chi si lamenta sono gli inserzionisti che vedono non rispettati i tempi dei break pubblicitari.
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Marco Castoro

Giornalista. Scrivo di media, informazione e tv. Tifo Roma, sono cresciuto con le canzoni dei cantautori. I miei idoli: Totti, Al Pacino, Ancelotti e Audrey Hepburn.