Piangerai. Finita la grande abbuffata. Ma Viale Mazzini resiste

Viale Mazzini è un pachiderma che si muove in una vasca da bagno. E che spende in profumi e deodoranti cifre che affogano il bilancio familiare. Tutta colpa dei partiti. Per anni e anni alla Rai sono entrati moltissimi dipendenti lottizzati dai politici. Manager, consulenti, giornalisti, conduttori. Per di più pagati con super ingaggi per tenere fede al mercato e alla concorrenza della tv commerciale. Nel nome degli ascolti si sono svuotate le casse e il passivo si è colorato di rosso. Anche per la cattiva gestione di un management che non ha mai fatto una politica votata al risparmio. Ma finché la crisi non ti azzanna alla gola nessuno ti chiede di invertire la rotta. Poi arriva un premier che non si vergogna a chiedere sacrifici anche ai dipendenti Rai. Sfidando vecchie logiche di partiti e sindacati. Una decisione nazional popolare che gli fa lievitare i consensi fuori.

Via i partiti dalla Rai
È la frase più gettonata. Negli ultimi anni, un po’ tutti, l’hanno pronunciata. A cominciare dai capi di governo. Con una mano si condannava la lottizzazione. Con l’altra invece si dava l’ok a nuove assunzioni. La regola da rispettare era: 3 democristiani, 2 socialisti, 1 comunista e 1 bravo. Oppure quella del pentapartito con 5 dc, 3 psi, 2 pli-pri, 1 pci e uno bravo. In pratica una sola era l’assunzione per meriti, nelle altre erano compresi i lottizzati che poi finivano per fare gli imboscati o i controllori delle notizie dei rispettivi referenti politici, portandosi a casa lo stipendio. Non a caso i corsi per giornalisti Rai sono spariti. E professionisti bravi come Paolo Frajese, Bruno Vespa e Piero Angela non si sono più visti. Con la seconda repubblica l’equazione è cambiata con Pdl, Pd, Udc e Lega che hanno sostituito i vecchi partiti spazzati via da Tangentopoli. Gli organici si sono riempiti a dismisura di raccomandati che hanno scavalcato le graduatorie di merito. E tutti, anche quelli bravi, per sperare di ottenere un contratto hanno cercato l’appoggio politico. Alla fine si è arrivati a oltre 12 mila dipendenti (a Mediaset sono 6 mila e a Sky 4 mila), di cui 1.700 giornalisti, 40 mila tra collaboratori e consulenti, 21 sedi regionali, 13 canali tv e 5 radio. Per non parlare delle società controllate e della concessionaria di pubblicità (l’ex Sipra che possiede sette sedi). Poi ci sono Rai Way e Rai World, delle quali si sono occupate le commissioni Finanze e Bilancio del Senato. Per la prima c’è stato l’ok alla cessione delle quote (verrà venduto il 40%). Per la seconda è stato cancellato l’obbligo di mantenerla. Quindi verrà chiusa o venduta.

Una struttura elefante
Sarà pure la tv di Stato, ma oltre ad avere in esclusiva la concessione del servizio pubblico, la struttura Rai è ingrassata e i risultati non giustificano organici così numerosi. Le concorrenti Mediaset e Sky sono molto più snelle. Pagano in media stipendi più bassi, lavorano su altri ritmi e spesso vincono la sfida sul programma o sulla notizia. Nonché sulla pubblicità. Il Tg1 vanta un organico doppio rispetto al Tg5. Direttori e vicedirettori dei tiggì sono scelti in base alle aree politiche. Pure Tg2 e Tg3 hanno organici superiori al Tg5. Nei tre tiggì Rai ci sono più di 360 giornalisti con la bellezza di 15 vicedirettori (5 per testata). Ai quali vanno aggiunti gli oltre 650 della Tgr e quelli di Rainews. Senza contare il giornale radio, i corrispondenti esteri e via cantando. Il costo medio di ciascun dipendente della Rai è intorno ai 90 mila euro l’anno (superiore a quello di Mediaset e quasi il doppio rispetto a Sky). Inoltre Viale Mazzini continua ad affidare servizi e riprese a server esterni. Non ha investito nelle fly, i furgoncini snelli che fanno volare Sky e Mediaset sulle notizie. Quando non si affida alle troupe esterne si muove con i giurassici camion-regia. Già nel 2010 Sky aveva superato in fatturato la Rai, grazie anche ai costi inferiori di dirigenti e direttori. E pure siamo nel mondo dei privati. Discorso diverso a Mediaset dove il management di Cologno vola su tetti più alti paragonabili ai conduttori star di Viale Mazzini che superano il milione (Fabio Fazio, Bruno Vespa, Antonella Clerici e Carlo Conti). In Rai sono pesanti anche i contratti di Gubitosi (660 mila), Minzolini (550) e Floris (450). Ma anche di Lorenza Lei, Antonio Marano, Mario Orfeo, Giancarlo Leone. Cifre che ogni anno fanno venire le vertigini al bilancio aziendale. Nel 2010 il ci fu un passivo record di 98 milioni. Ma il 2014 rischia di essere ancora peggiore. Il ritocco sull’importo del canone ha portato in cassa 20 milioni.

Palazzo Labia è diventato un lusso
Ma non si vende
Le sedi regionali sono salve dalla cura dimagrante. Tuttavia i numeri vanno rivisti. Sono troppe (21) e super frequentate di giornalisti. Lo stesso Massimo Giletti lo denunciò in un’assemblea. Si potrebbe studiare un accorpamento di qualche sede. Escludendo Roma, Napoli, Milano e Torino che sono centri di produzione, accorpandone qualcuna si possono risparmiare diversi soldi. A esempio Ancona può unirsi con Pescara, Trento con Bolzano, Trieste con Venezia, Aosta con Torino, Potenza con Campobasso o Cosenza. Tutte sedi che hanno dimore degne di ambasciate, non di redazioni giornalistiche. A cominciare da Palazzo Labia a Venezia che vale 40 milioni. Poi c’è il grattacielo di Genova, la sede meravigliosa di Trieste. Ma anche Firenze e Milano non hanno nulla da invidiare alle altre. Per risparmiare si potrebbero mettere in vendita. Ma purtroppo rimane difficile trovare compratori. Certo se il governo si fosse preso Palazzo Labia i 150 milioni sarebbero diventati 110.

Primi licenziamenti senza avviso
Alla Rai di questi tempi ti può anche di essere licenziato senza che nessuno te lo comunichi. Anzi a farlo può essere direttamente il portiere all’entrata di Saxa Rubra. È andata così a Sandro Testi, ex giornalista del Gr2 ai tempi della direzione di Gustavo Selva, e reggente per un breve periodo al gr del secondo canale. Stimato e apprezzato in ambienti Udc e in particolare dall’ex consigliere Marco Staderini. Noto anche perché tentò la scalata a condirettore di Rai International. Nominato nel 2002 e designato dal cda alla carica di vice direttore generale di San Marino Tv. Al giornalista non funzionava il badge all’entrata di Saxa Rubra. E l’addetto alla sicurezza gli ha detto: ma lei risulta licenziato!

Marco Castoro

Giornalista. Scrivo di media, informazione e tv. Tifo Roma, sono cresciuto con le canzoni dei cantautori. I miei idoli: Totti, Al Pacino, Ancelotti e Audrey Hepburn.