Via al risiko dei giornali. Per battere la crisi

La crisi si sta portando via i giornali. Le copie vendute in edicola sono crollate. La pubblicità è ai minimi storici. Percentuali in negativo a due cifre. Ma i giornali sono pur sempre i giornali. Quindi diventa un obbligo trovare le contromisure. Che cosa fare per tentare l’inversione di marcia? In questo momento non c’è l’antidoto alla crisi. L’emorragia sembra inarrestabile. I giornali sono letti sempre di meno. Perfino dagli addetti ai lavori. Dai giornalisti stessi. Che preferiscono specchiarsi in tv o sui social network. In tutto questo contesto si moltiplicano le voci su possibili, quanto mai decantate, fusioni all’orizzonte. Del resto l’unione fa la forza e quindi si tenta assieme di difendersi. Resistere. Resistere. Resistere. Intanto però l’Unità ed Europa sono sull’orlo del baratro.

Fondersi per salvarsi
All’orizzonte si pensa a un accorpamento dei due organi del Pd. Seppure l’interessamento per l’Unità della cordata che fa capo a Daniela Santanché, non è poi così frutto della fantasia. Tuttavia all’orizzonte, di fusioni, più o meno praticabili, non si intravede solo quella dei giornali Pd. Da mesi ormai si parla di una sinergia tra Libero e il Giornale, le due testate più accreditate della destra berlusconiana. Seppure da ambo le parti le smentite si susseguono. Ma soprattutto in casa Angelucci c’è qualche problema economico che turba i sonni dell’editore di Libero. A cominciare dai contributi che Palazzo Chigi rivuole indietro e da quelli degli ultimi anni che sono stati messi in bilancio ma che rischiano di non arrivare mai. Inoltre è di ieri la notizia della causa persa con Wikipedia per un risarcimento (di 20 milioni) che quindi non entrerà in cassa.
Anche il terzo giornale di area, il Tempo, è in preda a un debito colossale, causa scatenante che potrebbe portare l’editore Domenico Bonifaci ad optare per clamorose e impopolari decisioni. Voci insistenti su una sinergia Corriere-Stampa si rincorrono da quando la famiglia Agnelli-Elkann è il maggiore azionista. Intanto però c’è il caso di Ferruccio de Bortoli che tiene ancora banco. Va o resta? In via Solferino, secondo un’indiscrezione di Dagospia, Giovanni Bazoli ha rassicurato il direttore. In pratica fino a quando resterà in sella a Banca Intesa, cioè fino alla prossima assemblea dell’aprile 2015, la poltrona più prestigiosa del Corriere della Sera resterà di Ferruccio de Bortoli, per l’infelicità di Elkann e Della Valle che non si mettono d’accordo sul successore.
Tornando alle fusioni si parla sempre di quella possibile tra Mf e Italia Oggi, due testate appartenenti al Gruppo Class. Per ora non è realizzabile, almeno fino a quando Italia Oggi usufruirà dei contributi editoriali governativi. Stando a tutte queste voci sembra proprio che l’unica strada percorribile per salvarsi dal tracollo sia la fusione tra testate. Del resto se anche due eterni rivali come Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti hanno cominciato a collaborare realizzando una concessionaria congiunta di pubblicità web, viene da chiedersi quanto la strada di unire le forze sia l’unica percorribile per non chiudere baracca e burattini. Partner dello storico matrimonio, che può cambiare la storia dei conflitti editoriali nel nostro Paese, sono Mediamond (joint venture divisa tra Mondadori Pubblicità e la concessionaria di Mediaset Publitalia ’80), la Manzoni, concessionaria del gruppo Espresso, Rcs e Banzai, società controllata dalla Sator di Matteo Arpe, e Italia Online, concessionaria di Virgilio e Libero.

Sallusti a rischio
Da Palazzo Grazioli circolano voci sempre più consistenti su un cambio di direzione al Giornale. In realtà il contratto del direttore non è affatto in scadenza. è a tempo determinato. Anche se un editore può mandare via un direttore quando lo ritiene opportuno. In redazione sembra però che la notizia non preoccupi più di tanto.
Seppure gli spifferi provenienti da Forza Italia continuano a sussurrare che Santanché e Sallusti siano visti come fumo agli occhi dalla signorina Pascale. Si dice anche che il cambio di direzione al Giornale sia diventato un tema di discussione tra Silvio e Paolo Berlusconi (che difende l’attuale direttore a spada tratta). I nomi gettati al vento come possibili successori di Sallusti sono quelli di Maurizio Belpietro (direttore di Libero), di Salvatore Tramontano (attualmente vicedirettore al Giornale) e di Giorgio Mulè (che lascerebbe la poltrona di Panorama). Quest’ultimo avrebbe l’appoggio di Marina Berlusconi. Ma non va dimenticato che in quei paraggi c’è sempre uno squalo del calibro di Vittorio Feltri.

Siti, Corriere ko. Vola il Messaggero
Gli ultimi dati Audiweb vedono anche i siti di Corriere della Sera, Repubblica e Sole 24 ore accusare una sostanziale perdita di utenti.
Il Corriere.it dal suo ultimo restalyng in poi ha collezionato solo brusche frenate di consensi e di visitatori. Si tratta di un’emorragia vera e propria da allarme rosso. Tanto che gli stessi giornalisti di via Solferino hanno più volte segnalato il crollo. A maggio quantificato in un meno 22% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Cali nell’ordine del 10 e del 13% rispettivamente per Repubblica e Sole 24 ore. Tra i grandi quotidiani di tradizione cartacea vanno forte le testate del Gruppo Caltagirone. Il Messaggero.it, diretto da Virman Cusenza, ha fatto registrare un’impennata pari al 73% (raggiunta quota 463 mila utenti unici al giorno). Ottime performance anche per Leggo, diretto da Alvaro Moretti (+70,6%). Benissimo l’Uffington Post (+89,7%). Bene il Giornale, Mf. Ottimi risultati anche per l’Espresso. Tra i televisivi ok Mediaset (+28,5%), in calo il sito Rai (-23%).

Marco Castoro

Giornalista. Scrivo di media, informazione e tv. Tifo Roma, sono cresciuto con le canzoni dei cantautori. I miei idoli: Totti, Al Pacino, Ancelotti e Audrey Hepburn.