Rai, piccoli Mattarella crescono

Il ritorno con il vento in poppa dei democristiani sulla scena politica e nei palazzi che contano non poteva non essere preso in maniera trionfale a Viale Mazzini. Dentro la Rai i dc sono sempre numerosi (ricordate la vecchia formula sulle assunzioni ai tempi del pentapartito?) e dopo essersi esibiti in tanti tuffi carpiati per salire sul carro del vincitore del momento, ecco che finalmente riabbracciano lo scudocrociato. Le parole di Renzi, che annunciano come il cambiamento della Rai sia un prossimo obiettivo del Governo, vengono prese come una minaccia. La primavera si annuncia come un periodo di svolta. Tra marzo e aprile si potrebbe andare a dama, anche se tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare della politica. Intanto va detto che se Renzi deciderà di cambiare la governance della Rai dovrà fare un decreto ad hoc, altrimenti dovrà operare con la legge Gasparri che non allontana di certo i partiti dall’azienda. La struttura manageriale che ha in mente il Governo è molto più snella di quella attuale. Un presidente (carica onoraria e di prestigio), un a.d. con poteri decisionali, un d.g. con poteri esecutivi e un cda come organo di controllo con 5 consiglieri.

IL VALZER DEI NOMI
La rosa dei papabili è ricca di petali. Tutto ruota intorno alla scelta del vero capo azienda, il nuovo a.d., che vede in prima fila Vincenzo Novari e Antonio Campo Dall’Orto. Il primo – dopo aver rilanciato sul mercato Tre Italia, la compagnia controllata da H3g – sta portando a termine la partita più importante: la fusione con Wind. Un’impresa che una volta terminata gli consentirà di uscire dalla compagnia come un trionfatore. Il nome di Campo Dall’Orto, è da sempre accostato ai renziani. Di sicuro rappresenta una candidatura molto forte e di prima scelta per quanto riguarda la qualità e la competenza. Per la poltrona di presidente chi meglio di Walter Veltroni può ambire a quel ruolo? Per l’incarico di d.g. (ricordiamolo con poteri esecutivi e non decisionali) la corsa è tra i candidati interni. Ce ne vengono in mente almeno quattro. Su tutti Eleonora Andreatta, il direttore di Rai Fiction che sta vivendo un momento magico con le serie di Raiuno. Seppure viene da pensare che per lei sia molto più prestigioso restare a capo della fiction, un dipartimento che va a gonfie vele e che dà un potere vero, piuttosto che assumere un incarico burocratico. Poi ci sono: Valerio Fiorespino (attuale direttore delle Risorse Umane), Paolo Del Brocco (a.d. RaiCinema) e Luigi De Siervo (a.d. RaiCom). Tre dirigenti interni che si prestano bene al ruolo.

IN RAMPA DI LANCIO
Tra i direttori delle testate giornalistiche chi potrebbe spiccare un bel salto di qualità è Vincenzo Morgante, il responsabile della Tgr (i tiggì regionali), in procinto di passare a capo di una delle due Newsroom, probabilmente quella che unirebbe Tg3 e RaiNews. Ma, vista la stima che il presidente Mattarella nutre nei suoi confronti, non è da escludere che possa arrivare alla poltrona più ambita tra i giornalisti Rai, quella di superdirettore della Newsroom1, che comprende Tg1, Tg2 e Rai Parlamento. Tuttavia, difficilmente il dg uscente Gubitosi riuscirà a decidere anche i nomi dei responsabili. Il suo obiettivo è far passare la riforma dell’informazione in Vigilanza e nel cda, per poi fare le valigie felice e contento di aver tracciato un solco per la nuova Rai. Ma gli ostacoli da superare non sono pochi. Oltre alla Andreatta ci sono altri direttori che potrebbero ambire a poltrone più prestigiose. Il primo nome che salta alla mente è quello di Massimo Liofredi, il direttore di Rai Ragazzi che ha riscosso consensi con Rai Gulp e Rai YoYo. Per lui potrebbe esserci la direzione di Rai4, una rete che strizza l’occhiolino al pubblico più giovane.

Marco Castoro

Giornalista. Scrivo di media, informazione e tv. Tifo Roma, sono cresciuto con le canzoni dei cantautori. I miei idoli: Totti, Al Pacino, Ancelotti e Audrey Hepburn.