Santoro tratta il ritorno in Rai

Il teletribuno sta bussando alle porte di Viale Mazzini. E questa volta non è da escludere che si possa aprire qualche porta. Forse non sarà il portone dell’entrata principale ma ci sono buoni spiragli che la trattativa vada in porto. Michele Santoro, dunque, è seriamente intenzionato a ritornare nell’azienda che gli ha dato il suo massimo splendore. Ai tempi della serie fortunata di Annozero. E prima ancora con altri titoli fortunati come Il raggio verde, Samarcanda, Rosso e Nero, Temporeale. Se Maurizio Costanzo può essere ritenuto a ragione l’inventore del talk, a Santoro va riconosciuto il merito di aver dato al talk politico un senso e un appassionante duello con il suo più agguerrito nemico, quel Silvio Berlusconi che da quando non cavalca più la scena da protagonista ha relegato nell’ombra anche il teletribuno. Santoro e il Cav sono come Diomede e Ulisse, due fiammelle che ardono nell’Inferno dantesco. Ma se il sacro fuoco si spegne ecco che le tenebre li avvolgono.

LA TRATTATIVA
Gli ascolti di Santoro sono in declino da qualche stagione. L’avventura a La7 era cominciata bene. Anzi, molto bene. La famosa puntata con ospite Berlusconi che con il fazzolettino spolvera la sedia di Travaglio è diventata un cult da rivedere su You Tube, nonché una kermesse straordinaria per gli ascolti di La7 (in quella puntata del 10 gennaio 2013 Servizio pubblico raggiunse una media di 8.670.000 telespettatori, pari al 33,58% di share). Ma la prima stagione di Santoro nella tv di Urbano Cairo non è vissuta solo di quell’exploit. La media stagionale fu più che buona. Gli spettatori hanno sempre viaggiato intorno ai 2,5 milioni. La puntata di esordio superò i 3 milioni. Livelli record per La7. Medie paragonabili a Quello che (non) ho, il programma di Fazio e Saviano campione di share. Poi però, a cominciare dalla stagione seguente, Santoro ha finito per perdere gran parte della dote. Ora vanta un milione di fedelissimi e intorno al 5-6% di share (è anche arrivato al 4%). Le trasmissioni del teletribuno non appassionano più come un tempo. E l’anchorman per primo si è reso conto che il filone volge al tramonto. Dopo aver provato a lanciare la santorina Giulia Innocenzi ha dovuto constatare il parziale fallimento dell’esperimento. Si è sentito cotto quando anche MasterChef l’ha superato. A questo punto non gli resta che percorrere la strada delle docufiction, il suo pallino fin da quando stava ancora alla Rai. Nei giorni scorsi ha incontrato il vicedirettore generale Antonio Marano, responsabile del Coordinamento dell’Offerta Radiotelevisiva. Le parti si sono dette interessate a nuovi progetti a cui il teletribuno sta lavorando. Certo, il punto focale è sapere chi alla fine dovrà trattare con Santoro. Di sicuro Gubitosi adesso ha voce in capitolo. Ma per quanto tempo ancora? I direttori di rete sono stati già sondati. A Giancarlo Leone non interessa di sicuro, mentre ad Angelo Teodoli l’ingaggio del teletribuno su Raidue non dispiacerebbe. Anche se il talk del giovedì per la prossima stagione è stato già confermato a Nicola Porro, che con Virus ha ottenuto risultati superiori alle aspettative. Quindi saranno docufiction ma non di giovedì. E La7?

LA 7 VUOLE CONFERMARLO
Cairo farà un tentativo per confermare la stagione a Santoro? Oppure si rassegnerà a perderlo? «Ci siamo già incontrati per parlare di progetti futuri – sostiene Cairo – e ci incontreremo nuovamente subito dopo Pasqua. è tale la sintonia con Michele Santoro che abbiamo anche concordato di realizzare altre tre puntate di Announo nei prossimi mesi di maggio/giugno». Certo, sia Santoro sia la Bignardi sono finiti nel mirino delle critiche e in verità, entrambi, non hanno esibito performance paragonabili al passato. Gli ascolti sono calati anche perché i due personaggi sono apparsi un po’ scarichi, troppo musone uno e troppo leggiadra l’altra.

Marco Castoro

Giornalista. Scrivo di media, informazione e tv. Tifo Roma, sono cresciuto con le canzoni dei cantautori. I miei idoli: Totti, Al Pacino, Ancelotti e Audrey Hepburn.