Corona in carcere lui c’è andato. Altri no. Però non dicesse che fa il giornalista o il paparazzo

fabrizio coronaFabrizio Corona in un’intervista al settimanale dell’amico direttore Signorini racconta del carcere duro e di quanto abbia sofferto. Ma il signor Corona, o chi lo ama, non può permettersi di accostare il suo nome alla categoria dei giornalisti e dei fotoreporter. Semmai va catalogato come un boss da clan che non ha rispettato le regole di nessun codice, né penale né civile né deontologico.

In un Paese come l’Italia, nel quale in carcere chi ci deve andare non ci va e chi ci va esce subito, di sicuro fa riflettere il fatto che nel caso di Corona ci sia stato un percorso carcerario come se fosse un terrorista in isolamento. Tuttavia non debbano essere dimenticati nemmeno i reati a lui imputati. Una collezione vera e propria: estorsione, bancarotta, corruzione, pagamenti con banconote false, associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, presunti fotoricatti, guida senza patente e contromano sulla corsia preferenziale, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. È cominciato tutto nel 2002 quando fu accusato di aver malmenato un agente. Una fedina penale che più che a un responsabile di un’agenzia fotografica lo fanno assomigliare a un boss del clan Casamonica.

Nonostante Corona discenda da una famiglia di giornalisti, non si può certo definire un fotoreporter o un giornalista. La sua condotta non lo fa neanche accostare alla categoria. I servizi fotografici la sua agenzia li ha realizzati per venderli ai vip pizzicati in castagna, non certo ai giornali. Il suo vero scopo non è mai stato quello di vederli pubblicati, come desiderano giornalisti e fotografi, bensì incassare i soldi per evitare la pubblicazione. Certo nel mondo dei patinati è capitato qualche volta che servizi fotografici siano stati acquistati da editori e mai pubblicati. All’agenzia di Corona invece era una prassi. Ha costruito una macchina da soldi. Senza esclusione di colpi e in barba al codice deontologico. E non è affatto da escludere che in qualche occasione sia stato proprio lui a organizzare l’evento per immortalare la preda in trappola, grazie all’amicizia con gli agenti dei vip. Ora che è uscito dal carcere – anche se sta finendo di scontare la condanna – potrebbe far paura il suo archivio segreto, con gli scatti compromettenti, custodito da qualche parte al sicuro.

Marco Castoro

Giornalista. Scrivo di media, informazione e tv. Tifo Roma, sono cresciuto con le canzoni dei cantautori. I miei idoli: Totti, Al Pacino, Ancelotti e Audrey Hepburn.