Boldi: troppi cinepanettoni. Il cinema ha bisogno di aiuto

boldi-il-giornaleIL GIORNALE OFF

Il suo amore con il cinepanettone è alle nozze d’argento. Ma dietro le quinte Massimo Boldi non ha più tanta voglia di ridere, nonostante i suoi personaggi continuino a divertire il pubblico al cinema. “Ogni anno che passa è sempre più difficile portare a casa la pagnotta” – sottolinea l’attore e produttore nelle sale con Un Natale al Sud, pellicola che racconta le vicende di un carabiniere di Milano e un fioraio di Napoli alle prese con i loro figli – “ormai il cinema sta lanciando un sos che se non viene raccolto si rischia di fare il botto”.
Ma come: i film di Natale non vanno a ruba? Ogni anno ce ne sono a raffica.
“La tecnologia avanzata, internet, le televisioni che pagano poco i film sono tutti fattori che hanno mandato in crisi il settore. Il pubblico nelle sale è calato, anche nel periodo natalizio. La concorrenza è numerosa, troppa. Quest’anno ci sono sei cinepanettoni e tutti anticipano l’uscita per incassare di più. Un Natale al Sud sta andando bene, finora ha incassato 2,5 milioni. L’obiettivo è arrivare a 3, ma uno in meno dell’anno scorso quando ne incassammo 4. Siamo alle strette: ogni anno il tornaconto diminuisce e se non interviene lo Stato – come fa la Francia che finanzia i film – sarà sempre più difficile andare avanti. Anche i grandi produttori ci rimettono. Senza aiuti tra un decennio saremo al capolinea”.
Però il sorriso della gente la ripaga di tanti sacrifici…
“Vero. La sala ha la sua magia. Far sorridere la gente è la mia vita. Mi riempie di gioia”.
Ma una parte drammatica di Boldi riusciremo prima o poi a vederla?
“Ho fatto Festival di Pupi Avati. Andò fuori concorso a Venezia ed ebbe molto successo”.
E un Boldi regista? A quando?
“Mi piace. Ma è come se già lo facessi. Con chi dirige i miei film c’è un tacito accordo. Lavoriamo assieme. Scegliamo gli attori e studiamo le scene, anche perché io spesso stravolgo il copione e quindi se non c’è sintonia tutto diventa più complicato”.
C’è un attore con cui farebbe un cinepanettone?
“Michele Placido. Lo vorrei a fianco perché funziona anche come attore brillante. E per me sarebbe un piacere lavorare con lui”.
La Televisione è un altro dei suoi amori. Tornerà a farla?
“Ne ho fatta tanta di televisione. Mi ha sempre divertito farla. Sono stato inventato dal piccolo schermo. Oggi però questa tv non mi piace più. Non è più un’opera d’arte come lo era quella del passato. È diventata uno sproloquio. Tutti che urlano. Non c’è più qualità. Trasmissioni tutte uguali. Con gli stessi format. Reality e talent, si scopiazza tutto. La creatività è andata a farsi benedire”.
Che cosa pensa di questo nuovo governo? Darà una mano al cinema?
“Dovrebbe essere obbligatorio finanziare il cinema. Purtroppo da noi non accade. Aspettiamo di vederlo all’opera. Sono appena arrivati. Però non mi faccio particolari illusioni”.
Quante sale è riuscito a strappare per la distribuzione del suo film?
“Un buon numero: 320”.
Le 1250 sale di Checco Zalone sono però un’altra cosa…
“Ma con Medusa dietro tutto è più facile”.

Marco Castoro

Giornalista. Scrivo di media, informazione e tv. Tifo Roma, sono cresciuto con le canzoni dei cantautori. I miei idoli: Totti, Al Pacino, Ancelotti e Audrey Hepburn.