Sanremo: festival 2024 business da 60 mln, verso nuovo record pubblicità

di Marco Castoro

Roma, 30 gen. (LaPresse) – Ci vorrebbe almeno un secondo Festival di Sanremo all’anno, magari in estate, per fare bottino pieno e tornare a riempire le casse della Rai che le nuove direttive sul canone hanno in parte svuotato. Gli incassi pubblicitari fanno la parte del leone con grandi sponsor e c’è la possibilità di arrivare a 60 milioni, cifra che rappresenta il vertice della piramide. Nel 2023 si superò abbondantemente quota 50 milioni, nel 2022 furono 42 milioni, 37-38 i milioni del 2020. In pratica dal 2018 a oggi gli introiti pubblicitari sono raddoppiati. Se quest’anno si raggiungerà il record dei 60 milioni si eguaglieranno gli introiti pubblicitari degli ultimi Mondiali di calcio, con la differenza che i diritti dell’evento costarono alla Rai 150 milioni. Mentre il Festival costa molto meno. Per la convenzione con il comune di Sanremo la Rai spende poco più di 5 milioni, gli ingaggi poi non sono cifre da capogiro. Ovviamente Amadeus è in testa con circa 700 mila euro di ingaggio, 180-200 mila sono le spese per le co-conduzioni, con Mengoni il più pagato davanti a Cuccarini, Giorgia e Mannino. Nutrita come sempre la spedizione di tecnici, dipendenti e dirigenti che da Viale Mazzini riempiranno gli alberghi della riviera, circa 700 persone. Poi ci sono i grandi ospiti che non vengono certo gratis (per un’eventuale presenza di Sinner si vocifera da giorni un ingaggio di 100 mila euro). Sicuramente quest’anno il cast messo su dal direttore artistico Amadeus è superiore rispetto alle precedenti edizioni da lui condotte. E quindi non è da escludere che anche gli ascolti possano trarne beneficio, per non parlare dei discografici e delle radio che trasmetteranno i brani a spron battuto. Da superare c’è la media del 66% di share registrata nella serata finale dell’anno scorso, la più alta dal 1997, quando il festival, condotto da Mike Bongiorno con Piero Chiambretti e Valeria Marini fece segnare il 68,29%. E Amadeus farà di tutto per battere il record, visto che – salvo ripensamenti dell’ultimo momento – questo sarà il suo quinto e ultimo Sanremo. Per il prossimo anno la Rai dovrà scegliere il successore. Carlo Conti e Paolo Bonolis partono in prima fila. Nel primo caso non ci sarebbe bisogno del direttore artistico, nel secondo sì (nelle precedenti edizioni condotte da Bonolis c’era Mazzi come direttore artistico).Con Bonolis tornerebbe a Sanremo anche Lucio Presta, l’agente che quest’anno ha divorziato da Amadeus proprio alla vigilia del Festival. E chissà se come direttore artistico non venga scelto Morgan. Un altro tema da non sottovalutare è l’ordine di apparizione dei cantanti, che essendo in 30, vede gli ultimi esibirsi sicuramente penalizzati dal televoto, perché i telespettatori in terza serata diminuiscono e c’è meno tempo a disposizione per votare rispetto a chi canta nella prima fascia. A riguardo è stato assicurato che si terrà il sorteggio in mattinata, tuttavia il televoto non è un fattore trascurabile per la vittoria finale. 

Leo Gassmann nelle vesti di Califano comincia la carriera di attore

di Marco Castoro

Roma, 26 gen. (LaPresse) – Un Leo Gassmann in grande spolvero ha esordito come attore vestendo i panni di Franco Califano. E lo ha fatto strappando applausi e consensi. Una nuova carriera è ai blocchi di partenza. L’ha studiato a fondo, “non imitandolo ma ricordandolo”. “Il mio intento era quello di far conoscere un grande essere umano raccontando tutto ciò che non è stato raccontato: il suo lato umano. Questo progetto è stato costruito da tante persone che volevano bene a Franco”, ha detto in conferenza stampa il cantante-attore. “Ho curato molto anche la preparazione fisica – confessa – ho perso sei chili in tre settimane, sono andato in palestra sei giorni su sette. Ma non è stato faticoso perché non lo è mai quando fai una cosa che ami fare”.
Il film ‘Califano’ andrà in onda domenica 11 febbraio su Rai1, nella prima serata dopo la conclusione del Festival di Sanremo. Leo Gassmann sarà ospite di Amadeus all’Ariston per presentare il film e probabilmente si esibirà in una canzone del Califfo.
“Califano attira l’attenzione perché è un personaggio particolare, un grande protagonista della canzone italiana, interprete e paroliere, il Pasolini della canzone, il poeta maledetto che ha scritto più di mille canzoni”, così la direttrice di Rai Fiction, Maria Pia Ammirati, durante la conferenza stampa.
“Abbiamo scommesso su un attore che non ha mai recitato ma che ha interpretato in maniera fenomenale la parte e in più c’è la voce: in Leo c’è tutto quello che volevamo: timbro di voce, sorriso, la forza di stare sulla scena”.
“Vorrei ringraziare i due sceneggiatori e il regista – conclude Ammirati – perché bisognava scrivere una storia difficile ed è stato fatto un lavoro splendido di narrazione. Il film ti fa venire voglia di cantare e tornare alla musica”.
“Abbiamo anche raccontato i lati oscuri, tipo il matrimonio finito con una figlia in culla”, ha sottolineato Isabella Aguilar che con Guido Iuculano ha curato la sceneggiatura. 

Sanremo: Mannoia, credo nella mia canzone e nell’orgoglio di essere donna

di Marco Castoro

Roma, 25 gen. (LaPresse) – Sesta partecipazione a Sanremo per Fiorella Mannoia. Dopo ‘Caffè nero bollente’ (1981), ‘Come si cambia’ (1984),  Quello che le donne non dicono (1987), Le notti di maggio (1988) e Che sia benedetta (2017), quest’anno ecco ‘Mariposa’. “A Sanremo si va quando hai una canzone adatta, forte e ricca di contenuti, è lei che ti porta a Sanremo”, sottolinea Fiorella Mannoia nella conferenza stampa a pochi giorni dall’inizio del Festival. “Mariposa è un brano al femminile, un manifesto, con l’orgoglio di essere donna. Mariposa significa farfalla, mi è venuta in mente mentre guardavo una serie, ‘Il grido delle farfalle’, con delle suore domenicane, chiamate le farfalle, attiviste contro la dittatura. Fecero una brutta fine, trucidate il 25 novembre. Mentre guardavo la serie mio marito prese carta e penna gettando giù frasi, mi piacquero, l’abbiamo fatto ascoltare per essere musicata. Ne è uscita una canzone con un contenuto importante dal ritmo gioioso”. “Da Sanremo non mi aspetto nulla, solo di portare una canzone in cui credo, diversa dal mio stile”, prosegue Fiorella, “Chi vince? Non lo so, non ho sentito nessuna canzone. Mi fa piacere il ritorno di Loredana (Berté ndr). Io quando rivedo le immagini di ‘Caffé nero bollente’ con i pantaloni di pelle stretti e i capelli corti mi riguardo con molto affetto, mi fa strano e tanta tenerezza. Del resto la mia carriera ha avuto una costruzione lenta, a volte confusa perché non sapevo cosa cantare”.   
“Cosa indosserò a Sanremo? Abiti con una certa femminilità, la voglio sfoggiare. La mia stilista è Luisa Spagnoli”. Sanremo è una vetrina anche per le battaglie della fondazione ‘Una Nessuna Centomila’. “Il 4 e 5 maggio saremo all’Arena con il concerto per raccogliere i fondi da devolvere ai centri antiviolenza. Bisogna cambiare mentalità e stereotipi, tipo quello delle donne di fare le crocerossine, ‘io ti salverò’, e quello degli uomini di non accettare l’emancipazione femminile. Le donne sono sempre state tra le quinte mentre gli uomini stavano sul palcoscenico. Per cambiare bisogna coinvolgere uomini e donne, all’Arena abbiamo invitato tanti maschi. Abbiamo aperto una porta, dobbiamo camminare insieme, donne e uomini. Purtroppo le dinamiche sono sempre le stesse: le ragazze continuano a scambiare la gelosia per amore, si sentono gratificate e non riescono a capire quando la gelosia diventa ossessione”. 
Su Elodie e Annalisa criticate per le immagini sexy nelle loro esibizioni Fiorella Mannoia commenta così: “Non hanno nulla da mascherare, cantano bene. Se i social le criticano? Questa gente che scrive dimentica Madonna o Beyonce, all’improvviso siamo tutti bigotti. Penso che siamo in un momento di regressione, eravamo forse molto più liberi negli Anni ’70 con le comuni e le ragazze a seno nudo ai concerti. Tutte le stronzate che una volta si dicevano al bar ora si dicono sui social. La rete ha messo in evidenza quello che siamo, ha dato un microfono a tutti.  Il momento storico non aiuta, si mettono in discussione i diritti già acquisiti: siamo migliori di chi ci governa, sempre. La libertà è una conquista, liberi totalmente nessuno lo è, per ognuno la vita è un compromesso. Io ho ceduto poco, ho cercato nelle mie scelte di tenere dritta la barra. Certo, ho sbagliato, mi sono rialzata, del resto quando prendi una decisione qualcuno scontenti perché non può piacere a tutti”. 
Il Fantasanremo? “Non c’ho mai capito niente. L’anno scorso Sangiovanni mi disse di fare questo o quel gesto per il Fantasanremo ma io non capivo nulla. Quindi quest’anno se vado scalza oppure con gli occhiali mentre canto prendo punti?”. 

Biagio Antonacci si racconta, ho cominciato a cantare per vincere la balbuzie

di Marco Castoro

Roma, 23 gen. (LaPresse) – È un Biagio Antonacci 2.0 quello che si è esibito ai microfoni di Radio2, in diretta alla radio, sul canale in radiovisione e su RaiPlay. In un’intervista-show curata dall’effervescente Andrea Delogu, uno dei pilastri dell’emittente diretta da Simona Sala (presente tra gli spettatori). Un faccia a faccia che ha scatenato il delirio del pubblico, pronto ad applaudire, cantare e ballare sulle note dei brani più famosi di Antonacci. Oltre a promuovere il suo ultimo album il cantautore ha ricordato alcuni momenti trascorsi nei duetti con grandi artisti, da Andrea Bocelli a Pino Daniele, da Laura Pausini ed Eros Ramazzotti a Mia Martini e Gigi D’Alessio.
“Con Gigi il concerto in piazza del Plebiscito è stato da brividi. Mi emoziono anche adesso a ripensarci. Del resto Napoli è una città che ho nel cuore, anche perché sono stato concepito proprio lì quando mio padre e mia madre dopo essere stati a Bari si fermarono a Napoli”.
Un Biagio Antonacci senza segreti, con una grande voglia di raccontarsi. Ha confessato che lui ha cominciato a cantare per non balbettare: “da bambino ero balbuziente e cantavo ogni volta che dovevo parlare per vincere la balbuzie”. E che sempre da bambino il suo gioco preferito era il battipanni di casa che immaginava e sognava fosse una chitarra.
“Considero Pino Daniele uno degli dei della musica” sottolinea ricordando quando incise ‘One day’ con il grande artista napoletano.
Di Mia Martini ricorda quando fu proprio lei, dopo aver ascoltato un suo brano, a chiedere di incontrarlo. “Venne a casa mia a Rozzano, io mi misi al piano e lì cantai ‘Il fiume dei profumi’ nello studiolo dove dormivo anche. Lei si mise là e disse ‘Questa canzone la canto io’. Poi ascoltò ‘Liberatemi’ e mi pronosticò che sarebbe stato un successo pazzesco. E infatti accadde. Ma non accadde solo questo. Certe persone mi dissero allora di non lavorare con lei perché portava sfortuna e invece a me ha portato fortuna”.  
“Ho scritto e cantato anche con Laura Pausini. ‘Tra te e il mare’ è stato un brano portato al successo da lei. Memorabile il concerto con Laura ed Eros Ramazzotti”.
Antonacci torna a incidere un disco dopo qualche anno. ‘L’inizio’, un album nel quale attraverso 15 canzoni l’artista riflette su diversi temi, tra cui la fine e l’inizio delle relazioni, piene di amore o egoismo. “L’assenza è una delle cose che mi hanno reso protagonista nella mia carriera. L’ultimo disco sarà solo chitarra piano e voce”.

CLAUDIO BAGLIONI

60 anni vissuti in musica, 60 milioni di copie vendute in tutto il mondo in 12 album registrati dal vivo e 17 in studio, tra i quali il disco più venduto di sempre della discografia italiana “La vita è adesso” (4 milioni e mezzo di copie vendute).

Sono i numeri essenziali di una carriera unica e irripetibile: quella di CLAUDIO BAGLIONI, musicista, autore, interprete, che, dalla fine degli anni Sessanta a oggi, è riuscito a conquistare una generazione dopo l’altra, grazie a un repertorio pop, melodico e raffinato, nel quale ha saputo fondere canzone d’autore e rock, sonorità internazionali, world music e jazz, rivoluzionando il concetto stesso di performance live – il primo a inaugurare, nel 1981/1982 la stagione dei grandi raduni negli stadi – in ambito musicale, sociale e televisivo.

In 60 anni sul palco, la sensibilità artistica di Claudio Baglioni è sempre stata caratterizzata anche dal grande impegno sociale, ed è per questo che nel 2003 dà vita sull’Isola di Lampedusa al festival di musica e arti popolari, O’SCIA’, coinvolgendo oltre 300 artisti italiani e internazionali per promuovere il dialogo interculturale quale strumento di convivenza pacifica e solidale.

Grande sensibilità e impegno sono stati dimostrati anche nel 2016, su richiesta di Papa Francesco, in occasione del concerto-evento “Avrai” presso l’Aula Paolo VI in Vaticano, trasmesso in diretta su Rai1 e in mondovisione.

Claudio Baglioni e la Fondazione O’Scia’ ONLUS hanno raggiunto l’obiettivo straordinario della raccolta di un milione e mezzo di euro per i bambini di Bangui – capitale della Repubblica Centrafricana – e per i bambini italiani delle zone terremotate del Centro Italia.

Dopo aver scritto alcune tra le pagine più intense e significative della storia della musica italiana, trasformandola profondamente con album come La vita è adesso” Oltre, Baglioni celebra i suoi primi 60 anni sul palcoscenico mettendosi ancora una volta in gioco con lo spirito innovativo che da sempre lo contraddistingue.

È infatti nel 1972 che un ragazzo di ventun anni realizza una piccola grande rivoluzione con il primo concept-album pop italiano: “Questo piccolo grande amore”. L’album, attraverso la musica racconta una storia d’amore tra due adolescenti che scelgono di fare della loro vita il cardine del loro orizzonte.

Tredici anni dopo, nel 1985Questo piccolo grande amore” viene decretata da una giuria popolare “Canzone del secolo” e Baglioni la esegue sul palco dell’Ariston in versione piano e voce, riportando, dopo molti anni, la musica live a Sanremo. La storia di “Questo piccolo grande amore” non finisce qui. Nel 2009, infatti, 37 anni dopo la sua pubblicazione, diventa Q.P.G.A., un film, un romanzo e un album “Opera” con la partecipazione di 69 artisti tra cantanti, attori e musicisti.

Nel corso degli anni, Baglioni ha sempre portando la sua arte direttamente NEL CUORE DEL SUO PUBBLICO e nel 1990, con “Oltre”, uno degli album più importanti della storia della musica italiana, segna una decisiva svolta artistica, grazie alla presenza di elementi di musica etnica e alla collaborazione con alcuni tra i più prestigiosi artisti internazionali, che danno vita a una struttura musicale ancora oggi attuale, a distanza di quasi 30 anni.

Nel 2018 e nel 2019 Claudio Baglioni è direttore artistico e presentatore di due fortunatissime edizioni del Festival di Sanremo. Un ritorno sul piccolo schermo dopo Anima Mia, un programma diventato un cult, incentrato sull’immaginario degli anni Settanta, grazie alla rievocazione dei miti e delle mode della cultura di massa di quel periodo.

Il 2018 è anche l’anno del tour rivoluzionario “AL CENTRO”, dove grazie al palco al centro il pubblico è disposto a 360 gradi e può ripercorrere insieme all’Artista i suoi indimenticabili successi.

Nel 2020 esce l’album di inediti “In questa storia, che è la mia” che dà il nome all’omonima opera-concerto totale registrata presso il Teatro dell’Opera di Roma.

Nella prima parte del 2022 Baglioni sale sul palco di 71 teatri con il tour “Dodici Note Solo” e a giugno con “Dodici note – TUTTI SU” diviene il primo artista pop ad aprire la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla e il primo a esibirsi su quel palco per dodici, trionfali, serate.

Il 2022 segna anche un importante riconoscimento, il Premio Tenco alla Carriera per la “raffinata scrittura musicale” con la quale “ha cantato le storie minime che sono di tutti e i grandi temi dell’uomo”, cercando “attraverso la canzone quell’attimo di eterno che tramite l’arte sappia descrivere la vita”.

Tra novembre 2022 e marzo 2023 “Dodici Note Solo Bis”, registra 156 date in 400 giorni.

Sanremo: omaggi anniversari senza Zanicchi e Al Bano, ‘altra ingiustizia’

di Marco Castoro

Roma, 19 gen. (LaPresse) – Amadeus nel Festival di quest’anno ha deciso di celebrare alcuni protagonisti di Sanremo di trenta, quaranta e sessanta anni fa. Per ricantare le canzoni di allora sul palco si esibiranno Giorgia che si mise in luce con il brano ‘E poi’, Eros Ramazzotti che riproporrà ‘Terra Promessa’ che vinse tra le nuove proposte e la mitica Gigliola Cinquetti che nel 1964, appena sedicenne, si aggiudicò la vittoria del Festival cantando ‘Non ho l’età’. L’edizione di 50 anni fa è stata ignorata da Amadeus. Nel 1974 a vincere Sanremo fu Iva Zanicchi con ‘Ciao cara come stai?’. La Zanicchi ha sempre detto in tutte le interviste che sarebbe tornata volentieri all’Ariston, non come cantante in gara, ma come ospite. Ma dovrà aspettare ancora. Così come non tornerà all’Ariston Al Bano che 40 anni fa si aggiudicò in coppia con Romina Power il Festival cantando ‘Ci sarà’. Un altro boccone amaro per Al Bano che a LaPresse commenta così: “Strano no? Evidentemente il mondo delle ingiustizie va avanti. Io non voglio a far polemica ma mi auguro che questa cosa la notino anche gli italiani”. Al Bano che quest’anno non è stato scelto per la gara nonostante abbia presentato una canzone rincara la dose: “Io presentai una canzone per la gara di un anno fa e il patto che mi fece Amadeus era il seguente: ‘prima che io senta la canzone ti dico che abbiamo pensato di fare una serata con il trio Morandi-Ranieri-Al Bano e la nuova canzone la presenti il prossimo anno’. Io fui ben felice e dissi subito di sì, visto che il trio era una mia idea del ’96. Ma non è andata così – prosegue Al Bano – la mia canzone quest’anno non è in gara perché mi è stato detto che non si voleva sporcare l’immagine dell’anno scorso. A me a Sanremo piace andare non come ospite d’onore ma in gara. La canzone esclusa è bella bella bella. S’intitola ‘Ci devi credere’. L’ho incisa, è pronta ma la farò uscire terminata la buriana sanremese. Mah, non voglio fare polemica ma queste cose è giusto segnalarle”. 

Tv: torna Barbareschi, vorrei Kevin Spacey ospite. Non inviterò i politici

di Marco Castoro

Roma 13 gen. (LaPresse) – Luca Barbareschi torna in tv con la nuova stagione di ‘In Barba a tutto’, il talk show spiazzante, ironico, controcorrente, pop (sotto l’egida di RaiCultura). Sei puntate, in onda la domenica in seconda serata su Rai3 dal 14 gennaio. Ospiti della prima puntata una stratosferica Serena Rossi che si esibisce ricordando Mia Martini, la fiction di grande successo prodotta proprio da Barbareschi che la scelse per il ruolo. Poi in studio arrivano Settembre, il giovane cantante di X Factor, e l’attrice Vera Gemma. Si parla con ironia spiazzante di intelligenza artificiale, del politicamente corretto e della cattiveria che contraddistingue i social. “Sono orgoglioso di essere definito un disturbatore intellettuale. Mi piace essere il più spontaneo possibile. Libero di esprimermi. La tv mi piace tanto, ho dato molto, 1470 puntate di ‘C’eravamo tanti amati’. Adoro la diretta, mi piace vedere il pubblico e parlarci. Bisogna però ripristinare la prima serata tv alle 20.30 perché la gente alle 10 di sera va a dormire, io farei una raccolta di firme. Non a caso erano tutti contenti quando all’Eliseo avevo messo lo spettacolo alle 19.30. L’ospite che vorrei avere in trasmissione è Kevin Spacey, l’attore e produttore cinematografico travolto dal 2017 dallo scandalo del #MeToo e abbandonato da tutti gli amici, ma poi assolto dalle accuse devastanti di abusi. Talento strepitoso, uomo fantastico, mi piacerebbe fare una puntata con lui”, confessa Barbareschi. “Nel mio programma non inviterò nessun politico – ammonisce il conduttore – è una scelta, perché ormai avere un politico in trasmissione è diventato uno sport nazionale. Con loro è sempre rissa. Non si capisce che l’altro non è un nemico. E meno male che non la pensiamo tutti alla stessa maniera. Quindi meglio invitare gli scienziati e gli artisti che sono scienziati delle idee. La mia esperienza parlamentare? Mi ha arricchito, ho partecipato a cose importanti, tipo la legge sulla pedofilia, ho conosciuto gente in gamba. Grillo, ad esempio, non ha studiato i greci, non ha calcolato che prima o poi arriva sempre Nemesi. Se i cinquestelle avessero preso i più bravi nei vari settori sarebbero stati al potere 20 anni. La libertà è fatta di regole e il potere la deve esercitare stando all’interno delle regole. Io sono stato sempre innamorato del potere delle idee, mentre la politica e i politici hanno bisogno della gestione del potere. A me il potere non mi ha mai eccitato”.”L’Eliseo? Il teatro è aperto, non ha mai chiuso – conclude Barbareschi – si fanno convention, seminari. Comunque servono soldi non gli annunci che si leggono sui giornali. L’unico che mi ha aiutato è stato Giorgio Napolitano, grande uomo di cultura, che ci ha fatto avere dei fondi. Se qualcuno mi vuole dare una mano bene, comunque i soldi e i progetti servono a tutto il teatro italiano, serve un piano industriale. Il teatro è un luogo di condivisione, ti permette di essere qualcosa di diverso. Io non potrei mai rinunciare al palco. Il teatro non finirà mai perché la gente ha il desiderio di stare assieme”. 

Tv: Barbara Gallavotti, su allarme clima IA può essere decisiva

Di Marco Castoro

Roma, 12 gen. (LaPresse) – Che cosa succede al pianeta? Siamo all’allarme rosso o possiamo ancora fare in tempo a dare una sterzata per invertire la rotta? “Rispondo come mi ha detto Giovanni Soldini, il primo ospite del mio programma: in anticipo non siamo di sicuro”. Lo dice a LaPresse Barbara Gallavotti, autrice e conduttrice della terza edizione di ‘Quinta dimensione – Il futuro è già qui’, il programma di Rai Cultura in onda da sabato 13 gennaio alle 21.45 su Rai3, che quest’anno non sarà da studio ma itinerante. “L’unica cosa che non dobbiamo fare è pensare che non ci sia niente da fare – prosegue la divulgatrice pilastro della squadra di Quark di Piero Angela e ospite in numerose puntate di Giovanni Floris a DiMartedì su La7 – perché ci sono invece moltissime scelte da compiere su combustibili fossili e su come ricavare energia alternativa. La transizione è già iniziata, le proposte di energia alternative sono molto diffuse e in crescita e sono ‘un buon affare’, visto che Biden ha stanziato dei fondi che hanno subito attirato altri fondi da parte dei privati”. Quale futuro lasciamo ai ragazzi? “Noi abbiamo una popolazione con un’età media piuttosto alta, è chiaro quindi che ci sono due sentimenti, quello dei giovani che sono molto angosciati, uno di loro una volta m’ha detto di avere l’impressione che si sta andando verso un baratro. Mentre le persone più anziane hanno più la percezione del ‘non c’è niente da fare, meglio che non ci penso’, e questo è l’errore principale. Tra gli ospiti della prima puntata c’è monsignor Ravasi che farà delle riflessioni”. “Se l’intelligenza artificiale può aiutarci? Certo, può servire a calcolare le molte variabili dei dati e a prevedere i fenomeni estremi, come si fa con i tornado negli Usa. L’intelligenza artificiale è uno strumento molto potente e come tutti gli strumenti potenti se lo usi male è una catastrofe, se lo usi bene è una favola”. “Quali sono le priorità per il clima? Il punto è che non esiste una soluzione unica, si parte dal punto che bisogna rinunciare ai combustibili fossili e su questo non c’è dubbio ma dopodiché devi fare delle scelte. Una per esempio è il solare che è fantastico perché il sole ci manda un sacco di energia ma non per 24 ore al giorno. Poi però c’è un problema di riciclo dei pannelli che è molto importante. Per esempio è vero che le case moderne possono essere più efficienti delle case vecchie però è anche vero che dal punto di vista ambientale la cosa che più conviene è sempre cercare di mantenere e migliorare quello che c’è già perché distruggere e ricostruire vuol dire tanto materiale da smaltire. Quindi la vera chiave è analizzare bene tutti i problemi per sfuggire alle soluzioni facili”.

Tv: disabili e sport, Bova guida ‘I Fantastici 5’ verso nuove frontiere

Roma, 12 gen. (LaPresse) – Raoul Bova è Riccardo Bramanti, un allenatore che ha dedicato la vita alle sue più grandi passioni: l’atletica e l’allenamento, anche a costo di trascurare la moglie e le figlie adolescenti con cui fatica ad avere un rapporto. “In pratica mi bullizzano”, confessa Bova. La storia personale di Riccardo è complessa, dopo il divorzio il rapporto familiare è scontroso a seguito della separazione dei genitori, le due ragazze si sono trasferite in Germania con la madre. Poi in seguito alla morte della madre Anna e Giorgia sono tornate a vivere con Riccardo, ma per lui è stato come accogliere in casa due sconosciute. Per di più Riccardo s’intreccia con le difficoltà, le passioni e le relazioni di un gruppo di atleti paralimpici.
Da mercoledì 17 gennaio in prima serata su Canale 5 si alza il sipario su ‘I Fantastici 5′ la nuova serie tv in 8 episodi da 50 minuti ciascuno. I quattro velocisti che Riccardo dovrà allenare, continuamente sotto i riflettori di stampa sportiva e non, si devono preparare agli Europei che si svolgeranno di lì a tre mesi. Sono: Greta, amputata e con una protesi alla gamba sinistra; Christian, in sedia a rotelle; Elia con difficoltà neuronali legate al movimento; Marzia, cieca. Insieme con loro c’è anche Laura, una ragazza amputata a una gamba appena arrivata al centro ma di cui Riccardo intuisce subito le potenzialità. Quattro superstar e una giovane promessa: per Riccardo non è un’occasione, è l’occasione che stava aspettando per rilanciarsi ad alti livelli.Il rapporto con i ragazzi però tarda a sbocciare. La sceneggiatura della serie è stata riscritta dopo il parere piuttosto duro di Luca Pancalli: “il mondo paralimpico sta cambiando i media perché il pietismo non lascia nulla. Il vero insegnamento emerge dalla vita vissuta e dalle storie che sono fonte di ispirazione per cambiare culturalmente il paese. I disabili non hanno bisogno di eroi o lacrime ma di normalità”. Raoul Bova aggiunge: “di solito le serie parlano di campioni che potrebbero farcela ma che hanno duemila problemi poi alla fine ovviamente si arriva alla vittoria, un po’ alla Rocky. Qui invece si partiva dal contrario, cioè da campioni che sono campioni alle prese con un allenatore che ovviamente cerca di allenare e di mantenere quello che è il loro status ma non riesce perché loro cominciano a peggiorare. Da qui nascono confronti vivaci. Per essere vincenti si deve essere prima felici e i campioni spesso non lo sono, perché c’è la responsabilità di restare campioni, l’ansia da prestazione, la paura di perdere tutto: quindi la vera vittoria sta nell’essere felici”.
La serie si contraddistingue anche perché nel cast ci sono attori disabili. Chiara Bordi che interpreta Laura Mattei è una modella che ha pure partecipato a Miss Italia, un’attrice che ha già lavorato in due stagioni della serie Prisma. “Purtroppo – spiega Chiara – solo il 5% delle produzioni mondiali affida ruoli di personaggi disabili a interpreti disabili. E quindi cosa accade? Che la persona con disabilità non si sente rappresentata e quindi arriva alla conclusione che non potrà mai fare l’attore. La diversità è negli occhi di chi ci guarda. Io quando ho dovuto girare la scena nella quale racconto l’incidente di Laura non volevo renderla troppo drammatica, infatti lei non piange quando ricorda l’incidente che le ha portato via la gamba bensì si emoziona fino alla commozione  quando ha scoperto la passione per l’atletica”.
La serie nasce da un’idea di Massimo Gramellini, è una coproduzione Rti Lux Vide realizzata da Lux Vide, società del gruppo Fremantle prodotta da Matilde e Luca Bernabei, regia di Alexis Sweet e Laszlo Barbo. Il cast degli attori: Raoul Bova, Francesca Cavallin, Gianluca Gobbi, Vittorio Magazzù, Enea Barozzi, Chiara Bordi, Fiorenza D’Antonio, Gaia Messerklinger, Rachele Luschi e Giulia Patrignani. 

Cinema, Lucia Rossi: “In nuovo film di Marco Risi il mio ruolo più importante”

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Lucia Rossi
Lucia Rossi infermiera nel film di Marco Risi
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