La ragazza barbona per amore

Ventidue anni. Figlia di papà e di mammà. Due imprenditori titolari di una fabbrica ben avviata nella zona industriale pontina. Una ragazza che, al contrario della maggior parte dei suoi coetanei, non ha problemi. Apparentemente. Volenterosa, educata, giudiziosa. E soprattutto benestante. Tutte le settimane una buona paghetta. Vacanze, divertimento, studi e vestiti griffati. In qualsiasi momento e in qualsiasi situazione papà e mamma pronti a venirle incontro. Anche se lei, in verità, non se n’è mai approfittata. Ma qualcosa alla ragazza manca per essere felice. La ricerca del principe azzurro non ha ancora dato i suoi frutti. I suoi amici sono ottimi compagni, ma nessuno di loro purtroppo possiede nel proprio arco la freccia di Cupido. Un giorno però papà e mamma si trovano all’improvviso davanti agli occhi lo spettro del dramma: la ragazza è scomparsa. Non si trova da nessuna parte. Sarà dall’amica del cuore? No. Francesca non ne sa nulla. Non la vede e non la sente da un paio di giorni. Oddio, cosa sarà successo? Un incubo per mamma e papà. Se l’hanno rapita qualcuno prima o poi si farà vivo. E se invece fosse fuggita? Sì, ma dove? E perché? Cosa le abbiamo fatto? I dubbi tormentano i due genitori. Ma le risposte tardano ad arrivare. Passano le ore, passano i giorni. Nessuna notizia. Polizia e carabinieri continuano a ricercarla, ma invano. A questo punto i due genitori provano un’altra strada. L’investigazione privata. Si presentano all’ufficio di uno degli Sherlock Holmes romani più pubblicizzati, quell’Elio Petroni che ha tappezzato la capitale con i suoi manifesti. Raccontano il loro incubo. Petroni comincia a muoversi. Prende sotto torchio l’amica del cuore. «Dimmi dov’è? Eravate talmente legate che non puoi non sapere. Capisco che non l’hai voluto dire ai suoi genitori però se sai qualcosa dimmelo… Potrebbe incappare in qualcosa di spiacevole. Pensa al dolore che stanno provando il padre e la madre». Francesca cede. Vuota il sacco. «È scappata per amore». Dove e con chi?, rintuzza Petroni. «Dove sia adesso non lo so. L’ultima volta mi ha chiamato dalla stazione ferroviaria di Napoli. Dormiva tra i senzatetto». Lui chi è? «È un extracomunitario clandestino di 32 anni. Non ha un lavoro, vive di espedienti. Stanno insieme da qualche tempo. Lei gli dava i suoi soldi prima di fuggire con lui. L’aveva conosciuto in un pub. Lui non la voleva. Le diceva che era povero. A lei non importava, voleva seguirlo ovunque. E alla fine ci è riuscita». Il detective si mette all’opera. Obiettivo Napoli. Qualche domanda, poche risposte. Quelle poche ottenute mostrandosi generoso. Finalmente scova i piccioncini. Una coperta, qualche vestito della Caritas, qualche pasto caldo servito dai volontari. La notte si passa al riparo tra le pareti della stazione. Anche Petroni prende le sembianze del barbone. Paga il suo angolo di rifugio 5 euro a notte, altrimenti scatta il pestaggio. Pagando la quota si evita questo tipo di trattamento. Piano piano si gioca la carta della fiducia. A piccoli passi l’avvicina. Un mezzo sorriso oggi, quattro parole domani. I due cominciano a parlarsi. Lui finge di essere un ex figlio di papà che ha lasciato tutto per fuggire dal tiranno. Lei lo ascolta. Ribatte. Con quell’uomo scopre di avere molte cose in comune. Dopo 15 giorni la svolta: Petroni riporta a casa la ragazza. «Basta, con questo inferno. Torniamo alla vecchia vita. Andiamo via insieme». Il Tempo, 2 ottobre 2005

Marco Castoro

Giornalista. Scrivo di media, informazione e tv. Tifo Roma, sono cresciuto con le canzoni dei cantautori. I miei idoli: Totti, Al Pacino, Ancelotti e Audrey Hepburn.

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